Catoni - Sirano - ARCHEOLOGIA DEL DESIDERIO

Catoni – Sirano – ARCHEOLOGIA DEL DESIDERIO

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Descrizione

Il desiderio è una questione di immagini. Si desidera ciò che si vede. E soprattutto ciò che non si vede, che sfugge allo sguardo e, proprio perché nascosto, censurato, ci seduce, eccitando la curiosità e alimentando l’immaginazione. Non visto, l’oggetto del desiderio cresce a dismisura. Ecco perché Tacito scrive che omne ignotum pro magnifico est: tutto ciò che è sconosciuto – e finché rimane tale –  è amplificato, ingigantito. Conoscerlo può anche risultare un’esperienza deludente: la prima volta in cui il Narratore, nella Recherche, vede sulla scena la Berma, la grande Attrice, non ci trova nulla di quello che aveva così a lungo vagheggiato di trovare. Nessuna corrispondenza tra l’immagine mentale e l’immagine fisica (bisognerà aspettare di vederla alle prese con la Fedra perché la Berma si riveli al Narratore un genio capace di ricreare in scena l’opera, di diventarne la seconda autrice, offrendo al pubblico non un’esibizione di virtuosismo ma il miracolo della «vita» stessa).

Una storia del desiderio, e dei piaceri, è dunque una storia di immagini mentali e immagini fisiche, e del loro intreccio. Gli oggetti del desiderio possono essere anche oggetti tangibili, ma sempre investiti di significati, di valori. È un gioco tra materiale e immateriale, tra le cose che sono – o che sopravvivono – e i segni che le dicono o i sogni che le sognano. Il desiderio non ha mai smesso di nutrirsi della  rappresentazione – più o meno esplicita, più o meno oscena – del suo oggetto. Fino a far coincidere la realtà e il simulacro, risolvendo l’oggetto nella sua rappresentazione, la res nella sua immagine.